Il Gioco delle Colline

Oggi a Samba, gli insegnanti di arte sono arrivati con un’immensa tavola di legno, su cui sono messe in rilievo delle strane forme.

Le hanno fatte con colla e carta di giornale, e c’è voluto molto per farle asciugare bene; ancora di più per portar qua e mettere in piano la grande tavole.

A cosa servirà adesso? La curiosità spinge i bambini ad affollarsi intorno alla tavola, messa sui cavalletti: c’è da aspettarsi di tutto da questi insegnati – stanno certamente pensando: a volte sono dei burloni che li fanno ridere, a volte si inventano giochi e lavori che nessuno poteva immaginarsi.

Il mistero comincia a diventare realtà quando Anthony e Federico, gli insegnanti, cominciano a chiedere ai ragazzi di guardare bene cosa c’è su quelle strane forme accucciate, proprio in cima a diverse di loro: sono piccoli cubetti, raggruppati, poi c’è una strana forma tridimensionale che ricorda qualcosa ai bambini…, ma cosa?

Aspetta, aspetta un attimo. Osservate bene, pensateci bene, la vedete tutti i giorni, praticamente – dice Federico.

Ma certo, quello è il campanile di Ostra Vetere! – grida uno.

Lo si vede da lontanissimo in quasi tutta la provincia, con quella guglia slanciata, l’unica che arriva così in alto. Ma allora, allora questo è il nostro paesino; queste sono le colline. quest’altro gruppo di casette è Barbara, allora; e quest’altro Vaccarile; qui c’è Pongelli.

Se loro sono questi, questa è la vallata su cui corre la strada provinciale, e qui ci passa il fiume… il fiume, aspetta, che fiume? Dai, dovete ricordarvi il nome! – ci siete andati a spasso l’altro giorno, incalza Anthony.

– Il Misa, il Misa! – qualcuno se n’è ricordato, tutto soddisfatto.

E dunque, ecco, tutto questo, visto dall’alto, visto in rilievo, è proprio il nostro mondo, il nostro territorio, dove viviamo adesso, dove ci muoviamo, dove i nostri genitori vivono e lavorano, dove ci portano quando ci spostiamo con loro o per andare a scuola.

Ora che il mistero è svelato, però, il lavoro vero comincia.

Già: perché quelli che hanno organizzato Samba vogliono che i bambini, con l’aiuto degli insegnanti, non solo dipingano questo plastico con i colori dei campi, degli alberi, dei fiumi, degli edifici dei nostri paesini, le strade, i ponticelli, le chiese.

Vogliono che i bambini di Samba colorino piano piano quegli scacchetti tutti uguali ma di colori diversi, a seconda delle difficoltà e delle regole del percorso, che ornano il plastico come nastri, e si intrecciano sopra e intorno alle colline.

Sì, perché questo è prima di tutto un enorme gioco dell’oca: ma qui le oche le lasciamo riposare, perché quei nastri variopinti sono i percorsi che si possono fare in mountain bike: certo, quando i bambini saranno più grandi, e potranno salire e scendere per le nostre belle colline, su strada e per sentieri.

Adesso possono intanto percorrerle con il grande dado di legno che ha preparato Federico, con l’aiuto di tutti: eccoli adesso che si inseguono con l’aiuto della fortuna fino alla vittoria, oppure costretti a restare indietro.

Un giorno, poi, faranno queste strade con le biciclette che hanno imparato qui per la prima volta ad usare bene, a riparare, a registrare pazientemente i freni quando serve.

Si ricorderanno allora di Samba, di questa estate al campetto di Ostra Vetere, delle belle ore passate con i loro amici e con i loro maestri. Quelle salite e quelle discese, colline, paesini e corsi d’acqua, saranno dimentate del tutto familiari.

Ma hanno cominciato a vederle dall’alto tutte insieme, qui, a Samba, come in volo.